Puntare sulla formazione “in rosa”. Obiettivo: contrastare il gender-gap
Rappresentano il 60% dei laureati, ma nelle discipline Stem si scende al 34%
Nel Novecento le donne sono rimaste a lungo escluse dai percorsi di istruzione e formazione. Adesso rappresentano il 60% dei laureati e, generalmente, ottengono performance migliori dei “colleghi” maschi sia per regolarità negli studi sia come risultati. Resta, però, ancora tanto da fare. Tra gli obiettivi dell’Unione europea c’è infatti quello di colmare il gender gap nell’istruzione delle donne. Per questo motivo, nel piano della Commissione Ue del 2014-2020 sono stati stanziati per l’Italia 159,3 milioni di euro, che hanno finanziato oltre 26.500 progetti. Più in generale, la situazione dell’istruzione femminile nel nostro Paese è ambivalente. In particolare, i progetti finanziati con i fondi di coesione europei sostengono corsi di formazione basati sui contenuti educativi tipici della scuola secondaria di primo grado. Questi interventi attraggono circa il 50% delle risorse destinate a questo campo. Sono state, però finanziate anche iniziative nate per supportare l’istruzione secondaria superiore e post-secondaria fino ai dottorati di ricerca, anche se in un numero più limitato. In Italia resta tanto da fare anche per far crescere il numero di donne che studiano le cosiddette discipline Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): rappresentano il 34% dei laureati contro il 41% della media europea.