Briefing Note 50 – La Cooperazione Territoriale Europea
Dopo l’adozione dell’Atto Unico Europeo nel 1987, la Comunità Economica Europea (CEE) iniziò a impegnarsi nella cooperazione transfrontaliera come tassello fondamentale nel processo di integrazione europea. L’Atto prevedeva la creazione di un mercato unico europeo entro il 1993, e la Commissione europea riconobbe l’importanza delle regioni di confine per promuoverne l’attuazione. A partire dal 1990 furono quindi stanziati i primi finanziamenti dedicati alla cooperazione transfrontaliera, attraverso il Programma di Iniziativa Comunitaria Interreg. Il principale obiettivo della CEE era garantire la libera circolazione e la mobilità senza ostacoli in un’Europa senza frontiere. Le regioni di confine divennero dunque cruciali, poiché gli effetti del ridimensionamento delle frontiere sarebbero stati più marcati in tali aree. L’integrazione territoriale divenne parte integrante della politica comunitaria. Le regioni di confine funsero da modelli per un’Europa senza confini, e la Commissione sostenne la cooperazione transfrontaliera per promuovere l’integrazione economica attraverso nuovi collegamenti di trasporto e reti di ricerca.
Dopo l’adozione del Trattato di Maastricht, e più in particolare con l’introduzione del principio di sussidiarietà e con la creazione del Comitato delle Regioni, le autorità locali ebbero un ruolo crescente nella politica regionale, con l’iniziativa Interreg che ne beneficiò significativamente.
Nel corso dei diversi periodi di programmazione l’iniziativa Interreg si è trasformata in un obiettivo distinto della politica di coesione: l’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea (CTE), volto a promuovere la collaborazione tra i territori dei diversi Stati membri dell’UE mediante la realizzazione di azioni congiunte, scambi di esperienze e costruzione di reti tra attori nazionali, regionali e locali, al fine di promuovere uno sviluppo economico, sociale e territoriale armonioso dell’Unione Europea nel suo insieme.