Dal 2007, sono stati stanziati 7,1 mld di euro da fondi di coesione per migliorare i servizi della Pubblica amministrazione
Si chiama “capacità amministrativa”, ed è la parte di riforma della pubblica amministrazione che in Italia viene finanziata attraverso fondi di coesione, con il consistente contributo dell’Unione europea. L’intervento in senso migliorativo nella P.A. è una delle raccomandazioni specifiche per Paese che l’esecutivo comunitario rivolge al sistema Paese ormai da anni. Per velocizzare questa riforma, a tutti i livelli, gli enti locali, a partire dal 2007, possono contare su 7,1 miliardi di euro. A tanto ammontano le risorse di coesione stanziate nell’ambito degli ultimi due cicli di programmazione, 2007-2013 (2,4 miliardi di euro) e 2014-2020 (4,7 miliardi di euro). Ministero dell’Economia e Regione Puglia figurano tra i principali soggetti attuatori dei programmi, Puglia e Campania le regioni dove si è investito di più. La quasi totalità di queste risorse è stata destinata all’acquisto di beni e servizi. Si tratta di 6,4 miliardi, il 90,1% delle dotazioni complessive nei due cicli di programmazione.
Un dato, quello su beni e servizi, che si scontra con quello relativo agli investimenti in infrastrutture, “appena” 621,6 milioni in quattordici anni. In Italia la Coesione applicata alla pubblica amministrazione è sinonimo dunque di consulenti esterni. Un servizio che certamente aiuta il funzionamento della macchina pubblica ma che rischia di non apportare cambiamenti strutturali davvero efficaci di cui il Paese avrebbe bisogno e che pure l’UE richiede. Non solo. Qui l’Italia dimostra una volta di più di avere difficoltà nell’utilizzare le risorse, visto che alla fine del ciclo 2007-2013 è stato concluso o liquidato il 79% dei progetti attivati da nord a sud della Penisola, e nel ciclo 2014-2020 il tasso si ferma al’13%. I pagamenti monitorati invece, e quindi il valore dei pagamenti totali riferiti a risorse delle politiche di coesione effettivamente erogati nei due cicli in esame, ammontano a 4,3 miliardi di euro, il 60,6% del totale delle risorse di coesione stanziate. L’Italia, dunque, lavora per il proprio servizio pubblico al cittadino e al territorio.
La capacità amministrativa riguarda e comprende tutti quei progetti su infrastrutture pubbliche per garantire la pubblica sicurezza. Il canale tematico d’intervento comprende inoltre progetti per il consolidamento delle capacità istituzionali a livello nazionale, regionale e locale, inclusi i meccanismi per migliorare l’elaborazione di buone politiche e buoni programmi nonché la loro attuazione, monitoraggio e valutazione. Sono comprese anche attività di sostegno alla produzione statistica e di assistenza tecnica alle amministrazioni riguardanti le fasi del ciclo di policy (programmazione e attuazione). Sono inoltre incluse valutazioni, studi e attività di informazione e comunicazione. A oggi, in Italia i servizi risultano premiati rispetto ad altre scelte. Poco male, perché la Commissione europea guarda ai risultati finale. Quello che conta, alla fine di tutto, è soddisfare il miglioramento della capacità amministrativa. Se le scelte compiute contribuiscono a potenziare la pubblica amministrazione non c’è di che preoccuparsi. Bruxelles guarda al risultato finale, e non c’è dubbio che fin qui l’Italia si è adoperata per soddisfare obiettivi propri ed europei. Con l’aiuto dell’Europa.
Di Emanuele Bonini – via Eunews.it