Briefing Note 32 – Il Fondo europeo per lo sviluppo regionale

Briefing Note 32 – Il Fondo europeo per lo sviluppo regionale

Tra il 9 e il 10 dicembre 1974, nel corso di un vertice nella città di Parigi, i nove capi di governo della Comunità economica europea (CEE) decisero di istituire un fondo volto a sostenere la crescita economica dei territori più arretrati: il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR).

Il Fondo, dotato per un periodo di prova di tre anni con 1,3 miliardi di unità di conto (il predecessore dell’euro), avrebbe supportato le zone maggiormente sottosviluppate della CEE, e quindi la maggior parte dell’Irlanda, le regioni occidentali e sudoccidentali della Francia, l’Olanda del nord, parte della Germania occidentale, gran parte del Regno Unito e soprattutto l’Italia meridionale, per la quale fu predisposta l’assegnazione di una quota pari al 40% del valore complessivo del Fondo.

La politica regionale si prefiggeva l’obiettivo di attenuare gli squilibri “derivanti in particolare dalla predominanza dell’agricoltura, dai cambiamenti nel settore industriale e dalla sottoccupazione strutturale”, mentre il suo lancio effettivo si collocava nel contesto degli sforzi tesi ad avvicinare maggiormente le economie europee.

Oggi il Fondo europeo di sviluppo regionale è uno dei fondi strutturali e di investimento dell’Unione europea (SIE), ed è lo strumento principale della sua politica regionale. Esso interessa tutti gli Stati membri e investe nell’ambito di tutti gli obiettivi tematici dei fondi strutturali.

L’articolo 176 TFUE2 prevede che il FESR promuova lo sviluppo sostenibile, armonioso e bilanciato dell’Unione europea, e contribuisca alla correzione di alcune delle differenze nei livelli di sviluppo delle sue regioni.

Il Fondo persegue tale obiettivo attraverso il sostegno:
• allo sviluppo e all’adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo;
• alla riconversione delle regioni industriali in declino.

In aggiunta il FESR supporta i programmi di Cooperazione territoriale europea (CTE), volti a rafforzare la cooperazione transfrontaliera, transnazionale e interregionale all’interno dell’Ue.

I fondi di coesione per i programmi e le iniziative FESR per il ciclo 2014-2020 ammontano a circa 309 miliardi di €, dei quali 230 provenienti direttamente dall’Unione europea (74,4%) e circa 79 messi a disposizione tramite co-finanziamenti nazionali. L’ambito tematico con la maggiore concentrazione di finanziamenti è quello legato alla competitività delle piccole e medie imprese (PMI) e allo sviluppo di un’occupazione sostenibile e di qualità: 20,5% del totale complessivo, ovvero 63,35 miliardi di €. Seguono ricerca e innovazione, ambito che raccoglie 61,89 miliardi di € (20,0% sul totale), ed economia low carbon, con 41,74 miliardi di € (13,5%). In generale, per le iniziative legate all’ambiente (raccolte negli ambiti tematici “adattamento al cambiamento climatico e prevenzione dei rischi ad esso collegati”, “economia low carbon” e “tutela dell’ambiente”) si registra un finanziamento complessivo di 70,32 miliardi di €, pari al 22,8% del totale complessivo.

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