Più flessibilità e centralità dei territori, le novità della coesione per il 2021-27

Più flessibilità e centralità dei territori, le novità della coesione per il 2021-27

Bruxelles – Più flessibilità, più soldi alle regioni più svantaggiate, meno obiettivi ma più chiari, ruolo e centralità maggiori per le amministrazioni locali. Le politiche di coesione si reinventano. La Commissione europea ha deciso di rimettere mano all’agenda per il rilancio dei territori. Rispetto ai cicli di programmazione 2014-2020, il nuovo ciclo 2021-2027 presenta delle novità a partire dall’ordine dei lavori. Si passa da 11 obiettivi tematici a 5 obiettivi politici (Europa più competitiva e più intelligente; da transizione verde e a basse emissioni di carbonio a un’economia a zero emissioni nette di carbonio; Europa più connessa attraverso il miglioramento della mobilità; Europa più sociale e inclusiva; Europa più vicina ai cittadini favorendo lo sviluppo sostenibile e integrato di tutti i tipi di territori). Per un’azione più snella si chiede più politica locale. Se per il ciclo 2014-2020 si chiedeva di rafforzare la capacità istituzionale delle autorità pubbliche e delle parti interessate e una pubblica amministrazione efficiente, per il nuovo ciclo in corso d’opera si promuove il rafforzamento delle capacità e cooperazione con i partner all’interno e all’esterno degli Stati membri come azioni orizzontali.

Per le regioni più svantaggiate, quelle con un Pil pro-capite inferiore al 75% della media Ue, aumenta il contributo dell’Unione europea. Il tasso di co-finanziamento degli interventi volti  a rilanciare i territori non è più variabile tra l’80% e l’85% della spesa totale, ma fissato all’85% in ogni caso. Vuol dire meno oneri per le finanze pubbliche e maggiore sostegno dell’Europa, per le cui risorse è prevista una “maggiore responsabilizzazione delle autorità locali, urbane e territoriali nella gestione dei fondi”. Un obiettivo politico specifico, quest’ultimo, attuato solo attraverso strategie di sviluppo territoriale e locale. Alla semplificazione si aggiunge inoltre una maggiore flessibilità di programmazione, che può essere adattata alle nuove sfide e alle esigenze emergenti.

Per fare delle politiche di coesione una storia ancor più di successo, la Commissione Ue ha scelto la via della semplificazione. Per tutte le opere e gli interventi del ciclo 2021-2027 prevista una forte riduzione delle verifiche di gestione dei programmi attraverso il “principio dell’audit unico” invece di tante verifiche separate per fondi, e niente più designazione degli organi di amministrazione e controllo.

Nel rispetto del Green Deal, l’ampia agenda politica per la transizione verde, alle regioni si chiedono interventi più decisi in tal senso. Se per il periodo 2014-2020 le autorità di gestione erano tenute a intraprendere azioni per “evitare o ridurre gli effetti dannosi per l’ambiente”, nel 2021-2027 vale il principio del “Non arrecare danni significativi”. Viene poi introdotto il meccanismo di adeguamento climatico: nel caso in cui il monitoraggio indichi progressi insufficienti, andranno prese misure correttive concordate nella riunione di revisione annuale.